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Mercoledì, 13 Marzo 2024 08:45

Istat: Nota mensile n. 1-2/2024

L’economia globale, a inizio 2024, resta penalizzata da una elevata incertezza sull’evoluzione delle tensioni geo-politiche e si caratterizza per prospettive di crescita moderate.

Lo scorso anno, l’Italia ha registrato un incremento annuo del Pil dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell’area euro (+0,4%).

Nel quarto trimestre del 2023, il valore aggiunto dell’industria in senso stretto ha mostrato una sostanziale stazionarietà. Il settore dei servizi si è stabilizzato, l’agricoltura ha registrato una contenuta flessione, mentre il comparto delle costruzioni ha continuato a crescere in misura rilevante (+4,7%).

In un contesto di generalizzata decelerazione degli scambi internazionali, sia le esportazioni sia le importazioni italiane in valore, nell’ultima parte del 2023, hanno confermato un ridimensionamento. La domanda estera netta ha comunque fornito un contributo positivo alla crescita del Pil.

Dopo sei mesi, a gennaio 2024 l’occupazione è diminuita lievemente (-0,1% sul mese precedente). La flessione ha coinvolto i soli uomini e gli individui con meno di 35 anni di età, i dipendenti a termine e gli autonomi. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,2%.

Da ottobre 2023, la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) in Italia, unico tra i quattro maggiori paesi dell’area dell’euro, è stata inferiore al 2,0%, collocandosi al di sotto della media dell’area euro.

I segnali provenienti dalle indagini sul clima di fiducia sono discordanti. A febbraio 2024, la fiducia è peggiorata per le imprese mentre quella dei consumatori ha continuato a crescere, raggiungendo il livello più elevato da giugno 2023.

Focus: tra i principali paesi europei, negli ultimi anni, l’Italia ha registrato la crescita del settore delle costruzioni più elevata. Quest’ultimo ha mostrato un maggior dinamismo anche in confronto agli altri comparti dell’economia italiana, fornendo impulsi positivi all’occupazione e agli investimenti.

Testo integrale

Pubblicato il rapporto statistico mensile della Banca d'Italia relativo ai principali indicatori economici italiani con dati aggiornati a febbraio 2024.

Nel quarto trimestre del 2023 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nei confronti del quarto trimestre del 2022.

La crescita congiunturale del Pil diffusa il 30 gennaio 2024 era stata dello 0,2% mentre quella tendenziale era stata dello 0,5%. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022.

La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,2% (era stata stimata pari a +0,1% il 30 gennaio 2024).

Riguardo ai principali aggregati della domanda interna, sono in diminuzione rispetto al trimestre precedente i consumi finali nazionali dello 0,9%, mentre gli investimenti fissi lordi crescono del 2,4%, le importazioni dello 0,2% e le esportazioni dell’1,2%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,2 punti percentuali alla crescita del Pil a seguito del contributo negativo di 0,8 punti percentuali dei Consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private. Per contro, sia gli investimenti fissi lordi sia la spesa delle Amministrazioni Pubbliche hanno fornito un contributo positivo alla crescita del Pil, rispettivamente pari a 0,5 e 0,1 punti percentuali. Positivo anche il contributo della domanda estera netta, che è risultato pari a 0,4 punti percentuali, mentre nullo è stato quello della variazione delle scorte.

Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e nei servizi, in misura rispettivamente pari a 0,3% e 0,1%, a fronte di una crescita dell’1,1% nell’industria, sospinta dalla forte crescita nelle costruzioni.

Testo integrale e nota metodologica

Secondo l’indagine condotta presso 1.501 agenti immobiliari dall’8 gennaio al 5 febbraio del 2024, la dinamica congiunturale dei prezzi degli immobili nel IV trimestre del 2023 si sarebbe nel complesso attenuata; restano prevalenti (oltre due terzi degli operatori) i giudizi di stabilità. La domanda è rimasta debole: nonostante il recupero rispetto al trimestre precedente, la quota di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione resta inferiore a quella registrata nello stesso periodo dello scorso anno per il quarto trimestre consecutivo. Circa il 40 per cento degli agenti ha registrato una riduzione sia dei nuovi incarichi a vendere sia dei potenziali acquirenti. La difficoltà di reperire il mutuo è la causa prevalente di cessazione dell’incarico a vendere per circa un terzo degli operatori e la percentuale di acquisti finanziati con mutuo si è attestata su valori bassi nel confronto storico. Tuttavia, secondo gli operatori vi sono segnali che l’evoluzione del mercato immobiliare nei primi tre mesi del 2024 sarebbe meno sfavorevole, in relazione sia al proprio mercato di riferimento sia a quello nazionale. Il mercato delle locazioni resta teso: le pressioni al rialzo sui canoni sono sostenute da una domanda robusta e da un calo dell’offerta, in parte connessa alla preferenza dei proprietari per affitti brevi.

Mercoledì, 06 Marzo 2024 07:31

Istat: Pil e indebitamento AP - anno 2023

Nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.085.376 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto dello 0,9%.

Dal lato della domanda interna nel 2023 si registra, in termini di volume, un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell’1,2% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%.

La domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2,0 e 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti.

Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto.

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022.

Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022).

Testo integrale e nota metodologica

 

Secondo le stime preliminari, nel mese di febbraio 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua (come nel mese precedente).

La stabilizzazione dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano i prezzi degli Alimentari non lavorati (da +7,5% a +4,5%) e lavorati (da +4,5% a +3,8%), degli Altri beni (da +1,7% a +1,3%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,2% a +3,8%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +3,2%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%); per contro, si attenua la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -20,4% a -17,2%) e regolamentati (da -20,6% a -18,6%) e accelerano quelli dei Tabacchi (da +2,2% a +2,6%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%).

Nel mese di febbraio l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +2,7% a +2,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,0% a +2,7%.

La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni resta stabile (a -0,7%), come anche quella dei servizi (a +2,9%), mantenendo il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni pari a +3,6 punti percentuali.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +5,1% a +3,7%, come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +3,5% di gennaio a +2,9%).

La variazione congiunturale dell’indice generale risente delle dinamiche opposte di diverse componenti, tra cui: da un lato, l’aumento dei prezzi di Tabacchi (+2,3%), dei Servizi relativi alle comunicazioni, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti (tutti e tre a +0,4%); dall’altro, la diminuzione dei prezzi degli Energetici regolamentati (-2,4%) e non regolamentati (-0,4%) e degli Alimentati non lavorati (anch’essi a -0,4%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,5% per l’indice generale e a +1,1% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,1% su base mensile e dello 0,9% su base annua (stabile rispetto al mese precedente).

Testo integrale e nota metodologica

A gennaio 2024, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati e i disoccupati, mentre aumentano gli inattivi.

L’occupazione cala (-0,1%, pari a -34mila unità) tra gli uomini, gli under 34, i dipendenti a termine, gli autonomi; cresce invece tra le donne e chi ha almeno 50 anni. Il tasso di occupazione scende al 61,8% (-0,1 punti).

La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità) coinvolge gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni; al contrario, la disoccupazione aumenta lievemente tra le donne e gli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,2%, quello giovanile sale al 21,8% (+0,2 punti).

La crescita del numero di inattivi (+0,5%, pari a +61mila unità, tra i 15 e i 64 anni) si osserva tra gli uomini e tra chi ha un’età compresa tra 15 e 49 anni; l’inattività diminuisce invece tra le donne e gli ultracinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).

Confrontando il trimestre novembre 2023-gennaio 2024 con quello precedente (agosto-ottobre 2023), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati.

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-3,5%, pari a -67mila unità) e alla stabilità degli inattivi.

Il numero di occupati, a gennaio 2024, supera quello di gennaio 2023 dell’1,6% (+362mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 0,8 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,4 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

Rispetto a gennaio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, pari a -162mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,3%, pari a -157mila).

Testo integrale e nota metodologica

A gennaio 2024 si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e di 0,8% su base annua (confermando la stima preliminare), da +0,6% nel mese precedente.

Consulta il Testo integrale e nota metodologica

Mercoledì, 21 Febbraio 2024 09:16

Popolazione in Provincia di Treviso 2022

Secondo gli ultimi dati diffusi da Istat e di fonte Censimento permanente, al 31 dicembre 2022, la popolazione residente nella Provincia di Treviso ammonta a 878.828 unità, 938 in più rispetto al 2021 (+0,10%). Si tratta di un valore in controtendenza con il calo medio nazionale che riscontra un declino demografico avviatosi dal 2015 e che registra nel 2022 una diminuzione dello 0,06%.

Meduna di Livenza è il comune che ha registrato l'aumento percentuale più rilevante dei residenti rispetto all'anno precedente (+2,4%), insieme a Moriago della Battaglia (+1,5%) e Cavaso del Tomba (+1,4%). I comuni con la diminuzione più rilevante sono invece Segusino (-1,6%), Fregona (-1,5%) e Cison di Valmarino (-1,4%).

Si segnala che gli aggiustamenti statistici dovuti alla componente del saldo censuario e delle correzioni anagrafiche possono portare alla registrazione di valori di popolazione anche molto diversi dai dati provvisori divulgati in precedenza, in quanto con la nuova metodologia di calcolo della popolazione avviata da Istat nel 2018, la variazione annuale della popolazione dipende:
- dal movimento naturale (narti e morti),
- dal movimento migratorio (immigrari ed emigrati),
- dalle registrazioni d'ufficio anagrafiche (iscritti e cancellati per altri motivi) e
- dagli aggiustamenti censuari (saldo censuario).

Qui lo studio sulla “Popolazione nella Provincia di Treviso 2022” elaborato dall'Ufficio Statistica della Provincia sulla base dei dati forniti da Istat.

A dicembre 2023 si stima un aumento congiunturale delle esportazioni (+1,2%) – sintesi di incrementi analoghi per le due aree, Ue (+1,3%) ed extra-Ue (+1,1%) – e una riduzione delle importazioni (-1,9%).

Nel quarto trimestre 2023, rispetto al precedente, l’export cresce dell’1,4%, l’import dello 0,9%.

A dicembre 2023, l’export si riduce su base annua del 7,8% in termini monetari (era -4,2% a novembre) e del 10,3% in volume. La flessione dell’export in valore è più ampia per i mercati Ue (-8,8%) rispetto a quelli extra-Ue (-7,0%). L’import registra una flessione tendenziale del 17,6% in valore, sintesi di una più marcata contrazione per l’area extra Ue (-26,7%) rispetto a quella Ue (-9,8%); in volume, si riduce del 5,3%.

Tra i settori che più contribuiscono alla flessione tendenziale dell’export si segnalano: metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-14,5%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-11,2%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-19,5%) e sostanze e prodotti chimici (-10,1%). Crescono su base annua le esportazioni di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti non classificati altrove (n.c.a.) (+2,7%) e apparecchi elettrici (+1,0%).

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori alla riduzione dell’export nazionale sono: Francia (-12,5%), Germania (-11,8%), Stati Uniti (-5,3%) e Cina (-16,5%). Crescono le esportazioni verso i paesi OPEC (+26,5%).

Nel complesso del 2023, rispetto al 2022, l’export risulta stazionario. Tale risultato è sintesi di dinamiche differenziate per settore: i contributi positivi maggiori derivano dall’aumento delle vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+8,8%), autoveicoli (+20,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,8%); quelli negativi più ampi, dalla contrazione delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,3%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-23,4%) e sostanze e prodotti chimici (-8,5%).

La stima del saldo commerciale a dicembre 2023 è pari a +5.614 milioni di euro (era +685 milioni a dicembre 2022). Il deficit energetico (-4.635 milioni) è in forte riduzione rispetto all’anno precedente (-8.997 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 9.681 milioni di dicembre 2022 a 10.249 milioni di dicembre 2023.

Nell’anno 2023 il surplus commerciale è pari a +34.460 milioni (da -34.054 milioni del 2022). Il deficit energetico è pari a -64.339 milioni (-110.908 milioni l’anno prima). L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (98.800 milioni) è elevato e più ampio rispetto al 2022 (76.854 milioni).

Nel mese di dicembre 2023 i prezzi all’importazione diminuiscono dell’1,3% su base mensile e del 9,4% su base annua (-9,6% a novembre 2023).

Testo integrale e nota metodologica

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