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Giovedì, 09 Novembre 2023 11:47

Istat: Commercio al dettaglio - settembre 2023

A settembre 2023 si stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale dello 0,3% in valore e dello 0,6% in volume. Sono in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,6% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,5% e -0,6%).

Nel terzo trimestre del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio sono stazionarie in valore e diminuiscono in volume (-1,3%). Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,8%) e calano in volume (-1,1%) mentre le vendite dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore (-0,6%) sia in volume (-1,4%).

Su base tendenziale, a settembre 2023, le vendite al dettaglio aumentano dell’1,3% in valore e registrano un calo in volume del 4,4%. Le vendite dei beni alimentari crescono del 5,5% in valore e diminuiscono del 3,1% in volume; quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-1,8%) sia in volume (-5,2%).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+5,3%), mentre Elettrodomestici, radio, tv e registratori registrano il calo più consistente (-7,9%).

Rispetto a settembre 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+4,0%) e le vendite al di fuori dei negozi (+1,6%) mentre registrano una variazione negativa sia le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-1,2%) sia quelle del commercio elettronico (-2,6%).

Testo integrale e nota metodologica

A settembre 2023, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati e i disoccupati mentre gli inattivi diminuiscono.

L’aumento dell’occupazione (+0,2%, pari a +42mila unità) è sintesi della crescita osservata tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi, gli under35 e tra chi ha almeno 50 anni, da un lato, e del calo registrato tra le donne, i dipendenti a termine e tra i 35-49enni, dall’altro. Il tasso di occupazione sale al 61,7% (+0,1 punti).

La crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+1,9%, pari a +35mila unità) coinvolge le donne e riguarda tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione totale sale al 7,4% (+0,1 punti), quello giovanile, pari al 21,9%, scende di 0,1 punti.

Il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -92mila unità) si registra tra uomini e donne e per tutte le classi d’età. Il tasso di inattività scende al 33,2% (-0,2 punti).

Confrontando il terzo trimestre 2023 con il secondo, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,3%, per un totale di 80mila occupati.

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,9%, pari a -36mila unità) e degli inattivi (-0,5%, pari a -63mila unità).

Il numero di occupati, a settembre 2023, supera quello di settembre 2022 del 2,2% (+512mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,4 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,6 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

Rispetto a settembre 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,1%, pari a -101mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,6%, pari a -459mila).

Testo integrale e nota metodologica

Secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento di 1,8% su base annua, da +5,3% del mese precedente.

La consistente decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da +7,6% a -17,7%) sia regolamentati (da -27,9% a -32,7%), e in misura minore al calo degli alimentari non lavorati (da +7,7% a +5,0%) e lavorati (da +8,9% a +7,4%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +3,7% a +4,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,0%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta anch’essa (da +4,6% a +4,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,8%, registrato a settembre, a +4,2%).

Frena decisamente la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +6,0% a +0,1%), mentre quella dei servizi resta stabile (a +4,1%), riportando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni su valori ampiamente positivi (+4,0 punti percentuali, dai -1,9 di settembre).

Rallentano ulteriormente in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,1% a +6,3%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,6% a +5,6%).

La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente alla decelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,9%), dei servizi culturali, ricreativi e per la cura della persona (-0,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (-0,6%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento nel ritmo di crescita dei prezzi degli energetici regolamentati (+12,0%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dell’1,9% su base annua (in netta decelerazione da +5,6% di settembre).

Testo integrale e nota metodologica

Il terzo trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2022.

La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di un aumento in quello dell’industria e di una stazionarietà in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta.

La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%.

Testo integrale e nota metodologica

Continua il calo delle nascite

Ancora un record negativo per la natalità: nel 2022 le nascite scendono a 393mila, registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente.

La denatalità prosegue anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.

Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, evidenziando una lieve flessione sul 2021 (1,25); la stima provvisoria elaborata sui primi 6 mesi del 2023 evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna.

Nel 2010 il numero medio di figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio di 1,44.

Testo integrale e nota metodologica

Alla fine di settembre 2023, i 42 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 46,0% dei dipendenti – circa 5,7 milioni – e corrispondono al 45,2% del monte retributivo complessivo.

Nel corso del terzo trimestre 2023 sono stati recepiti due contratti: società e consorzi autostradali e pelli e cuoio.

I contratti in attesa di rinnovo – a fine settembre 2023 – sono 31 e coinvolgono circa 6,7 milioni di dipendenti, il 54,0% del totale.

Tra settembre 2022 e settembre 2023, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto è diminuito da 33,9 a 29,1 mesi; per il totale dei dipendenti da 17,2 è sceso a 15,7 mesi.

Nei primi nove mesi del 2023, la retribuzione oraria media è del 2,6% più elevata di quella registrata nello stesso periodo del 2022.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a settembre 2023, è stabile rispetto al mese precedente e aumenta del 3,0% rispetto a settembre 2022; l’aumento tendenziale è stato del 4,5% per i dipendenti dell’industria, dell’1,6% per quelli dei servizi privati e del 3,3% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: attività dei vigili del fuoco (+11,3%), settore metalmeccanico (+6,2%) e servizio sanitario nazionale (+5,9%); l’incremento è nullo per farmacie private e per pubblici esercizi e alberghi.

Testointegrale e nota metodologica

Mercoledì, 25 Ottobre 2023 08:35

Istat: La povertà in Italia

In crescita la povertà assoluta a causa dell’inflazione

Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente).
Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.

L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9%, si ferma invece al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani.

L’incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (stabile rispetto all’11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni.

Testo integrale e nota metodologica

Martedì, 24 Ottobre 2023 09:29

Lega Ambiente: Ecosistema Urbano 2023

Al rallentatore il percoso verso la sostenibilità nei centri urbani del Paese. A trent’anni dalla prima edizione, era il 1994, il rapporto di Legambiente e Ambiente Italia con la collaborazione de il Sole 24 Ore, mostra un’Italia che non decolla.

Ecosistema urbano, il Rapporto di Legambiente e Ambiente Italia, con la collaborazione de Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali dei nostri centri urbani, compie trent’anni. Analizzando il considerevole patrimonio di informazioni e dati pazientemente raccolti in questi anni, emergere la fotografia di un Paese che combatte in modo altalenante e incerto le stesse drammatiche emergenze. E il cambiamento auspicabile e reso sempre più urgente dall’emergenza climatica, non decolla.

Indubbiamente in questi trent’anni sono cresciuti la consapevolezza e il monitoraggio dei problemi che affliggono le nostre città. È così, ad esempio, per l’inquinamento dell’aria in generale e per le polveri sottili in particolare. Nonostante ciò l’emergenza smog scatta puntuale ad ogni inverno. Esattamente come succede da anni per l’emergenza idrogeologica nel Paese.

Ci sono lenti ma progressivi passi avanti, dalla riduzione dello spreco idrico al miglioramento nel trattamento dei reflui, all’aumento della raccolta differenziata o la diffusione della ciclabilità. Tuttavia, cresce la produzione complessiva di rifiuti, l’efficienza del trasporto pubblico rimane lontana dalle medie europee, il tasso di motorizzazione nei nostri centri urbani continua ad aumentare, l’incremento del verde urbano e di spazi vitali dedicati ai pedoni lascia a desiderare. Insomma, eccellenze a parte, in questi trent’anni la qualità ambientale dei centri urbani italiani è migliorata al rallentatore, in modo spesso contadditorio e inadeguato per rispondere alle esigenze di una società che sta cambiando molto rapidamente.

Si fa fatica a rintracciare tra i programmi politici, tra i singoli interventi sul territorio, tra le parole dei sindaci, un filo conduttore che offra il disegno nitido di quello che potrà diventare la città nel prossimo futuro. Era così nel 1994, quando abbiamo iniziato ad osservare le città con Ecosistema Urbano, lo è ancora di più oggi. Quello che manca è una governance non più frammentata, che percepisca finalmente le città come un ecosistema e non una semplice somma di emergenze, temi e domini diversi.

Eppure le città saranno sempre più al centro delle sfide globali, sono i luoghi dove tra pochi decenni vivrà la maggioranza della popolazione ed è in questi territori che si amplificano le crisi ambientali, sociali ed economiche. I prossimi anni saranno decisivi per accompagnare la riconversione ecologica in settori strategici per la decarbonizzazione dell’economia italiana, come quelli più energivori dell’industria manifatturiera, la filiera dell’automotive, l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti. E il cambiamento, per molte ragioni, non potrà non passare dalle città che vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione.

Una rivoluzione possibile e necessaria per cui ci battiamo in ogni sede possibile propononendo soluzioni, creando reti di confronto tra istituzioni e cittadini.

Per i 30 anni del nostro rapporto Ecosistema urbano, abbiamo raccontato le esperienze più virtuose nei capoluoghi di provincia che hanno saputo innescare il cambiamento urbano in senso sostenibile con esempi di transizione ecologica ante litteram, alcuni dei quali vengono descritti in prima persona dagli amministratori protagonisti di queste rivoluzioni locali.

Treviso si colloca al 4° posto nella graduatoria finale delle 105 città.

Disponibile anche la consultazione interattiva al link del Sole24ore

Ad agosto 2023 si stima una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+5,1%) che le importazioni (+3,8%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+3,5%) ed extra-Ue (+6,9%).

Nel trimestre giugno-agosto 2023, rispetto al precedente, l’export registra un lieve incremento (+0,3%), l’import una riduzione del 2,0%.

Ad agosto 2023, l’export cresce su base annua del 2,5% in termini monetari (da -7,7% di luglio) e del 3,4% in volume. La crescita dell’export in valore è sintesi di un aumento dell’8,9% per i mercati extra-Ue e di una contrazione del 3,7% per l’area Ue. L’import segna una flessione tendenziale del 20,9% in valore, molto più ampia per l’area extra Ue (-32,6%) rispetto a quella Ue (-6,6%); in volume, la riduzione è contenuta (-2,3%).

Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla crescita tendenziale dell’export si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+55,4%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+11,8%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,3%) e autoveicoli (+18,5%). Flettono su base annua le esportazioni di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,1%), sostanze e prodotti chimici (-12,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,0%).

Su base annua, i paesi che forniscono i maggiori contributi all’aumento dell’export sono: Stati Uniti (+34,0%), paesi Opec (+14,7%) e Svizzera (+8,0%). Si riducono le esportazioni verso Germania (-3,9%), Regno Unito (-8,7%) e Francia (-4,1%).

Nei primi otto mesi del 2023, l’export registra una crescita tendenziale del 2,3%, cui contribuiscono in particolare le maggiori vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+11,2%), autoveicoli (+26,0%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,6%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+10,1%) e articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (+7,3%).

La stima del saldo commerciale ad agosto 2023 è pari a +2.070 milioni di euro (era -9.508 milioni ad agosto 2022). Il deficit energetico (-4.541 milioni) si riduce a quasi un terzo del valore registrano un anno prima (-11.836 milioni), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 2.329 milioni di agosto 2022 a 6.612 milioni di agosto 2023.

Nel mese di agosto 2023 i prezzi all’importazione diminuiscono dello 0,3% su base mensile e del 12,7% su base annua (da -11,4% di luglio).

Testo integrale e nota metodologica

Nel mese di settembre 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi registri un aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, da +5,4% del mese precedente, confermando la stima preliminare.

Consulta il Testo integrale e nota metodologica

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